La tragica storia di una strega letterata
di Adriana Giannini

Questa volta non vi segnalo un libro uscito di recente, ma un’interessante storia che ho scoperto da poco e che, secondo me, merita di essere condivisa. A farmela scoprire è stato uno spettacolo o meglio un reading teatrale che sicuramente hanno visto in pochi in quanto è stato andato in scena per soli due giorni, il 25 e il 26 gennaio u. s. nel minuscolo teatro Gerolamo di Milano. Intitolato Bellezza Orsini. La costruzione di una strega lo spettacolo è stato allestito dal romano Centro Teatrale Artigiano che lo aveva già presentato nel 2021 nella Biblioteca dell’Archivio di Stato di Roma, dopo averlo tratto da un saggio - purtroppo ora non disponibile - di cui potete vedere la copertina pubblicato nel 2016 da Michele Di Sivo, docente di Archivistica all’Università degli Studi Roma 3.
La vicenda di Bellezza Orsini, di cui non sapevo nulla, è tragicamente vera e rigorosamente documentata attraverso gli atti del processo per stregoneria che venne intentato contro di lei nel 1528 a Fiano Romano. Volevano umiliarla e annullarla, ma sono proprio questi atti del processo rigorosamente conservati negli archivi a restituircela orgogliosa della sua diversità di donna capace di leggere e scrivere, di conoscere erbe e rimedi, di essere maestra per altre streghe e di intrattenere rapporti carnali con il diavolo (ma questo lo confessò sotto tortura, probabilmente per accontentare la morbosità di chi la indagava).
Ma chi era Bellezza Orsini? Figlia naturale di un membro della nobile famiglia Orsini era nata intorno al 1480 nella Sabina dove aveva servito i feudatari di Monterotondo che le avevano dato l’opportunità – rara per una donna a quei tempi - di imparare a leggere e scrivere e di possedere dei libri. Rimasta vedova molto giovane, iniziò per necessità a curare con erbe e rimedi vari chi si rivolgeva a lei acquistando grande fama in tutta la regione fino a quando fu accusata di stregoneria per aver causato la morte di qualcuno dei suoi “pazienti”. Sottoposta a processo e tortura nella Rocca di Fiano Romano, dapprima difese il suo operato dichiarando di aver usato la sua arte, apprezzata anche dai frati, per fare del bene, ma poi cedette alle torture confessando di aver praticato per anni la stregoneria. Al suo inquisitore questa confessione non era però bastata: voleva sapere di più, conoscere fino in fondo cosa fosse per lei la stregoneria.
Così facendo offrì in realtà a Bellezza l’occasione per librarsi al di sopra del suo stesso inquisitore. Chiese un quaderno dove poter esprimere la sua verità sulla natura della stregoneria e lo fece con parole sue nell’italiano del popolo e non nel latino dei giudici lasciando ai posteri un documento assolutamente unico nel suo genere. Un documento che avrebbe dovuto finire con lei sul rogo come si usava fare con tutto quello che una strega rea confessa possedeva, ma che si salvò e fu conservato tra le carte del processo perché Bellezza trovò il modo più dignitoso possibile di “evadere da hoc mundo” (parole sue). In prigione riuscì a conficcarsi un chiodo in gola e morì dissanguata evitando a sé e al suo quaderno di venire bruciati.
Sicuramente vorreste saperne di più e fortunatamente grazie alla rete è possibile sfogliare il prezioso quaderno e farsi raccontare proprio da Michele Di Sivo la storia di Bellezza, i contenuti dell’opera che ci ha lasciato e la particolare visione della stregoneria che lei aveva elaborato.
Il sito www.unabibliotecaunlibro.it offre infatti una serie di filmati che consentono di fare un viaggio tra i tesori delle biblioteche storiche e gli archivi italiani ed europei e tra questi potete facilmente trovare su YouTube proprio il Quaderno di bellezza Orsini.
Milano, 22 febbraio 2025
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